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05
Dom, Mag

News Lavoro

In questo periodo di grossa crisi ovviamente sono proprio le fascie più deboli e disagiate della società a farne le spese maggiori, e la situazione italiana non fa eccezione.

Lavoro al sud Italia

Infatti secondo il rapporto Smivez 2009, che è nato per mettere a confronto le dinamiche e le realtà economiche delle aree italiane  con quelle del resto d'Europa, in Italia è proprio il Sud a pagare maggiormente le spese di questo profondo momento di recessione economica e la prima questione importante diviene proprio il lavoro al sud.

Secondo i dati rilevati dal Svimez (Associazione per lo Sviluppo industria nel mezzogiorno) dal 1995 al 2005 il meridione è calato vertiginosamente nelle classifiche europee, andando così in decisa controtendenza con le altre fasce deboli del resto dell'Europa che, mediamente, sono cresciute del 3% annuo, mentre per il Sud Italia c'è un misero 0,3%.

In tutto questo, come già accennato, è il lavoro al sud a risentirne maggiormente, aumentando la disoccupazione che si estende sempre più anche su cittadini vogliosi e preparati. Infatti un dato indica che le persone scoraggiate che neanche sperano più di trovare un lavoro al sud sono aumentate di 424 mila unità.

Eppure se si guardano ancora i dati raccolti sembrerebbe che al nord d'Italia la crisi sia maggiormente accentuata, ovviamente per il semplice fatto che i dati non tengono in considerazione il lavoro in nero e sommerso, quasi una certezza ormai nel meridione. Infatti nel 2008 i disoccupati sono, al centro-nord, un +15,3% mentre al sud un +9,8%. Questo però va a contrastare con il fatto che il tasso di occupazione per il lavoro nel Sud Italia è calato al 46,1% perdendo circa 34 mila posti mentre al nord sono aumentati di 217 mila unità.

Tutto questo ci porta ad avere un primato europeo molto poco gradevole. Infatti in Italia, soprattutto grazie al lavoro al sud ormai inesisente, abbiamo il più alto tasso di disoccupazione giovanile d'Europa. Solo il 17% dei giovani tra i 15 e i 24 anni lavora al Sud e il 30% al nord, sempre però non tenendo conto dell'ormai piaga del lavoro nero.

Tutto questo ci da l'idea veritiera di un Mezzogiorno in completa recessione, con un calo vertiginoso del pil sia nel settore industriale che in quello manufatturiero, una enorme difficoltà da parte delle imprese giovani e dinamiche di avere accesso a credito da parte delle banche che si trovano in difficoltà, il che ha fatto crollare i prestiti alle imprese dal 14,9% all'8%.

Tutto questo ci riporta ad una realtà da tenere bene in considerazione, calcolando che sono innumerevoli anni che si parla della difficile situazione del Mezzogiorno e che, invece di aumentare risorse e forza, stà crollando sempre più in un baratro da cui sarà difficile rialzarsi in futuro.



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