Primi tentennanti passi verso un futuro più sostenibile per il nostro pianeta quelli fatti al vertice di Copenhagen svolto nella metà di Dicembre.
Copenhagen: vertice sulle rinnovabili
L'accordo raggiunto con non poche difficoltà prevede stanziamenti per i paesi con più difficoltà di oltre 100 miliardi entro il 2020 ed un tetto massimo di emissioni che non dovranno superare i 2 gradi. I paesi partecipanti si sono accordati sul monitorare la riduzione dei gas serra e nell'aiutare i paesi meno abbienti, ma delude il fatto che l'accordo non sia vincolante, questione che per molti è di fondamentale importanza.
Molti i pareri discordanti, a partire dai paesi che di più nel globo inquinano come Stati Uniti e Cina, che non sembrano trovare un effettivo accordo anche se sembrano tendere verso una posizione più moderata. Fatto è che se non si raggiungerà un accordo sicuro e vincolante sarà complicato se non impossibile giungere ai livelli concordati nell'ormai lontano 1990 nel protocollo di Kyoto. Infatti guardando i fatti reali da quella famosa data ai giorni nostri si riscontra, al contrario delle rosee aspettative previste, un incremento globale delle emissioni del 45%, dato che lascia ben poca speranza.
Vertice Copenhagen - Reazioni
Se da una parte la Cina giosce per l'approccio preso per mitigare l'inquinamento da parte delle economie emergenti, sollecitando gli stessi a tenere sotto controllo le emissioni e l'utilizzo di fonti non inquinanti, dall'altra parte l'Unione Europea puntava sicuramente a decisioni più incisive, anche se il segretario generale dell'Onu spiega che quello di Copenhagen è un ottimo inizio per accordi e politiche future che saranno sicuramente migliorate da tutti i paesi in questione ed anche e soprattutto da quelli all'inizio più restii come Cina, India, Brasile e Sud Africa.
Ovviamente il dato che più di tutti preoccupa chi sperava in qualcosa di più è il fatto della totale assenza di veri e propri vincoli sulle decisioni prese nel vertice, che perciò rimandano semplicemente al buon senso e alla onestà dei governi, che saranno spinti a gestire realmente in maniera più consona le emissioni e l'inquinamento, ma fondamentalmente non saranno obbligati da accordo alcuno.